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Nė 24 prill 1704 doli numri i parė i njėrės nga gazetat mė tė hershme amerikane, "The Bozton News Letter", ku shkruan edhe mjaft emigrantė shqiptarė nė Amerikė.

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Nė 24 prill 1731 u nda nga jeta shkrimtari dhe gazetari i njohur anglez Daniel Defo, i cili u bė i njohur nė botė me romanin e tij tė famshėm "Aventurat e Robinson Kruzosė".

Ēlirimi i kampit nazist tė pėrqendrimit nė Dakau Nė 24 prill 1945 forcat amerikane qė u angazhuan nė Luftėn e Dytė Botėrore ēliruan kampin nazist tė pėrqendrimit nė Dakau.
Histori :: Un intreccio di popoli nella patria di Alessandro
Postuar nga: ReEdD

Histori Eshte nje pasqyre me pak fjale e historise se Maqedonise ne gjuhen italiane shkruar nga Romano Sergio dhe botuar ne Corriere della Sera.


CORRIERE DELLA SERA
mercoledi, 27 giugno 2001

STORIA

Un intreccio di popoli nella patria di Alessandro


Una regione al centro delle guerre balcaniche fin dal secolo scorso. Il legame di sangue con la Bulgaria

Romano Sergio



LA STORIA/ A differenza delle denominazioni storiche confinanti, alcune apparse solo nell'Ottocento, la Macedonia č un nome antico che compare fin da prima dell' era cristiana Un intreccio di popoli nella patria di Alessandro Una regione al centro d elle guerre balcaniche fin dal secolo scorso. Il legame di sangue con la Bulgaria Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Albania, Romania, Bulgaria sono denominazioni storiche, apparse nella penisola balcanica dopo l' inizio dell' era cristiana o, addirittura, nel corso degli ultimi secoli. Macedonia, invece, č un nome antico, noto agli storici e ai geografi sin dal V e IV secolo prima di Cristo. Ma una stessa denominazione puņ definire, col passare del tempo, realtą etniche e geografiche alquanto d iverse. Sappiamo che gli abitanti della regione erano, nel IV secolo, pastori e contadini. Ma non sappiamo se fossero greci e quale lingua parlassero. Molti greci, tuttavia, li temevano e li disprezzavano. Di un loro capo, Filippo, Demostene scrisse «che non solo non č greco, né in nulla affine a noi greci, ma neanche č barbaro, di quelli che hanno pur bella rinomanza, ma č uno scellerato macedone, di quella Macedonia donde una volta non si volevano neppure comperare gli schiavi». L' ironia dell a storia volle che proprio uno «scellerato macedone» diffondesse nel Mediterraneo e in Asia i valori culturali e i canoni estetici del mondo greco. Alessandro nacque nel 356 a.C. da Filippo II e da una donna epirota di nome Olimpia. Fu allievo di Aristotele, dette prova di straordinaria intelligenza, ereditņ a vent' anni il regno e i successi militari del padre. Due anni dopo, nel 334, attraversņ l' Ellesponto con 40.000 uomini (di cui metą macedoni e gli altri greci, affidati al suo comando dal la Lega di Corinto) per liberare dai persiani le cittą greche dell' Asia. Comincia da quel momento una delle pił straordinarie spedizioni militari della storia. Alessandro abbandona la sua flotta e si getta con la cavalleria alla caccia dei persiani. Conquista le loro basi in Egitto e in Fenicia, li travolge nei pressi di Alessandretta, occupa la Palestina, scende verso Babilonia, s' impadronisce di Susa e Persepoli, assume il titolo di basileus, attraversa la regione del Caspio, dilaga con le s ue truppe nelle pianure dell' India nord-occidentale. Muore nel 323, all' etą di trentatré anni, ma non prima di avere fondato una cittą (Alessandria) e chiesto ai greci la venerazione dovuta agli dei. Grazie ad Alessandro la piccola Macedonia, arroc cata fra i monti e i boschi della penisola balcanica, č divenuta per alcuni anni la «casa madre» di un impero mondiale. Poco pił di un secolo dopo, tuttavia, nonostante la tenace resistenza dei suoi re, la patria di Alessandro č soltanto una provinci a romana, terra di passaggio per le legioni e terra di conquista, durante il declino dell' Impero, per i barbari provenienti dal nord e dall' est. Vi arrivano i Goti di Alarico, i Visigoti, gli Unni, gli Avari e finalmente gli Slavi che vi mettono ra dici e trasformano completamente la societą macedone. Ma la regione rimane legata all' impero romano d'Oriente e diventa da allora provincia militare su uno dei confini pił turbolenti dello Stato bizantino. La situazione cambia allorché uno Stato sl avo (l' impero di Bulgaria) costituito nel VII secolo, sfida
Bisanzio, assorbe la Macedonia ed estende il suo dominio sulle terre che separano la Bessarabia dall'
Adriatico e dall' Egeo. Tra la fine del primo millennio e l' inizio del secondo questo Stato
bulgaro-macedone č l' equivalente medioevale di una potenza mondiale. Verrą sconfitto da Bisanzio nel 1018, ma il vincolo tra bulgari e macedoni, formato durante la sua esistenza, avrą una straordinaria importanza politica, come vedremo, nella seconda metą del secolo XIX e nella prima metą dell' Ottocento. Travolta dall' avanzata dei turchi ottomani, la Macedonia slava e ortodossa diventa provincia di un impero islamico. Si dette ai Veneziani nel 1423, ma ricadde pochi anni dopo nelle mani dei turchi. Era il 1430. Cinque anni dopo Costantinopoli fu espugnata dalle truppe del sultano, Bisanzio cessņ di esistere e i turchi consolidarono il loro dominio della penisola installandovi funzionari, militari, coloni. Con il risveglio delle naz ionalitą, all' inizio dell' Ottocento, riappare una «questione bulgara» e, di conseguenza, una questione macedone. Nel 1878, con la pace di Santo Stefano, la Russia impone alla
Turchia la creazione di uno Stato autonomo, costituito da Bulgaria, Rumel ia orientale e Macedonia, con l' eccezione di Salonicco e della penisola calcidica. Non č il grande impero bulgaro-macedone della fine del primo millennio, ma č pur sempre una grande isola slavo-cristiana strappata al continente islamico della Turchi a ottomana. La mossa russa, tuttavia, suscita le diffidenze e i timori delle potenze europee. Per impedire all' impero zarista d' installarsi permanentemente, grazie a uno Stato alleato, nella penisola
balcanica, la Gran Bretagna e l' Austria-Ungheri a riducono drasticamente le dimensioni della nuova
Bulgaria e restituiscono la Macedonia ai turchi. I serbi e i greci, gelosi della potenza bulgara, ne sono
felici: i serbi perché una parte della popolazione macedone č di origine serba, i greci perch é non
intendono rinunciare al porto di Salonicco e al passato greco della regione. E' questo il momento in cui la parola Macedonia diventa per gli europei sinonimo di calderone etnico-religioso dove convivono quasi tutti i popoli della penisola. Per Sofia, ferita nelle sue maggiori ambizioni nazionali, la Macedonia diventa invece da quel momento «terra irredenta». Riuscirą a impadronirsene durante la prima guerra balcanica
(1912) e la perderą durante la seconda (1913). Diverrą alleata degli impe ri centrali per strapparla ai serbi e ai greci durante la Grande guerra, ma dovrą accettare dopo la sconfitta le condizioni punitive del trattato di Neuilly. La partita tuttavia non č ancora chiusa. Negli anni Venti e Trenta una societą segreta (l' O rganizzazione rivoluzionaria interna macedone) decide di proseguire la sua battaglia irredentista con le armi del terrorismo e della guerriglia. Priva di qualsiasi scrupolo, non esita ad allearsi con il movimento fascista croato (gli ustascia) e pres ta un suo uomo al complotto per l' assassinio di Alessandro re di Jugoslavia, a Marsiglia nel 1934. Sofia non approva ufficialmente la politica dell' ORIM, ma non puņ voltare le spalle alla pił cara delle sue rivendicazioni nazionali. Quando Hitler decide di conquistare e distruggere lo Stato jugoslavo, Boris, re di Bulgaria e padre dell' uomo che ha vinto le ultime elezioni, non resiste alla tentazione di barattare il sostegno logistico richiesto dalla Germania contro la «restituzione» della Ma cedonia. Siamo nel 1941. Quattro anni dopo, nel 1945, ladinastia perde il trono e la Bulgaria, per l' ennesima volta, la sua terra irredenta. Il resto č storia recente. Tito riesce a imporre la sua dittatura e conferisce alla Macedonia lo statuto di Repubblica federata. Per
quarant' anni nulla sembra minacciare gli equilibri della regione. Poi, non appena Slovenia e Croazia si
proclamano indipendenti, la penisola precipita nella spirale delle guerre civili, delle pulizie etniche e dei
massacri. Anche la Macedonia proclama la sua indipendenza, ma si distingue per la sua moderazione e per la saggezza con cui riesce a regolare la convivenza dei suoi popoli: macedoni-bulgari, serbi, albanesi. L' irredentismo bulgaro sembra essere ormai una mal attia di gioventł, radicalmente curata dalle dure esperienze della Seconda guerra mondiale. L' unica nota dissonante in questo periodo č la testarda posizione del governo greco che rifiuta di riconoscere il nuovo Stato macedone per nazionalismo ellen ico e ragioni lessicali (esiste una Macedonia greca intorno alla cittą di Salonicco). Ma un accordo,
qualche anno dopo, permetterą di risolvere il problema con una formula geniale e surreale: il nuovo Stato si chiama «Former Yugoslavian Republic of Macedonia», ovvero «Ex repubblica jugoslava di Macedonia». Tutti alla fine tirano un sospiro di sollievo: non vi sarą, grazie al cielo, una nuova guerra macedone. I fatti sembrano smentire quella ottimistica previsione. Dopo la fine della guerra del Kosovo e il ritorno in patria degli albanesi che si erano rifugiati presso i loro confratelli macedoni, le forze clandestine dell' Esercito di liberazione kosovaro (l' UCK) hanno deciso di aprire un fronte macedone e di seminare il disordine al di lą del confine. Terminata finalmente la stagione dell' irredentismo bulgaro si
č aperta ormai quella dell' irredentismo albanese. La penisola balcanica non cesserą di sorprenderci e di preoccuparci.

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